martedì 19 febbraio 2013

Vindizia: sessione numero 7


Il riassunto delle sessioni precedenti lo potete trovare qui.

I PROTAGONISTI
Piso Calabraga, un tombarolo
Goffredo da Mezzacorona, un ambulante
Romualdo da Fiorenza, uno scudiero
Orlando, un mendicante

Avevamo lasciato il gruppo all’uscita dai cunicoli che si dipanano sotto la superficie di Vindizia, dopo la vittoria contro il nerovestito figuro e i suoi scheletri animati. Bisognosi di cure, i Nostri fanno visita al solito medico, e quindi decidono di trascorrere i due giorni successivi tra le mura della Bella Patella, la locanda in cui hanno preso alloggio, dove possono riprendersi dalle fatiche dell’ultima spedizione e lasciare che le ferite guariscano almeno un po’.
Il terzo giorno i quattro avventurieri riemergono: Romualdo ha un appuntamento con un possibile insegnanti di arti magiche, mentre Orlando ha deciso che i tempi dell’accattonaggio sono finiti. Investendo parte dei suoi consistenti risparmi (altro che accattone!), il giovane acquista il corredo necessario ad un acchiappatopi, e stabilisce che questa sarà la sua nuova professione; non mancano né la pertica con i topi morti (dono di un collega prossimo alla pensione) né la frombola (arma che Orlando non sa decisamente usare) né il cane piccolo ma cattivo: quest’ultima è una rognosissima bestiaccia che abbaia ad ogni piè sospinto, e che viene battezzata Dante (senza offesa per il Sommo Poeta). Una nota tecnica: per cambiare carriera, WFRP richiede che il personaggio possieda tutti gli equipaggiamenti previsti per la nuova professione. Ecco perché, ad esempio, è necessario che Orlando abbia con sé una pertica da cui penzolano dei topi morti!

Romualdo e Piso, nel frattempo, raggiungono la bottega delle curiosità di Basilio, un individuo che commercia oggetti strani e meravigliosi, e che ha promesso allo scudiero un abboccamento con un incantatore disposto a prenderlo come apprendista.  Mentre i tre discutono dei misteriosi ritrovamenti fatti dai Nostri nel sottosuolo della città (bizzarre monete esagonali e un teschio allungato, forse di rettile, dalla provenienza sconosciuta), ecco presentarsi il potenziale maestro di Romualdo: Martino Memmo, un patrizio dedito alle arti arcane e bisognoso di uno sguattero... ehm, apprendista. Sotto una pioggerella insistente il docente e il discente, accompagnati da Piso, passeggiano per le calli di Vindizia, e alla fine della camminata l’incantatore accetta di prendere Romualdo come apprendista, e in cambio si tiene i libri trovati nel covo del nerovestito “negromante” (come viene definito) e l’anello a questi sottratto. Mastro Memmo pare anche molto interessato alla marmorea tomba dal gruppo rinvenuta nelle cripte del Tempio del Cavaliere, e propone un sopralluogo per la sera stessa: la proposta viene naturalmente accettata, e i Nostri tornano quindi a dedicarsi alle loro occupazioni.
Tra queste risulta esserci una nuova, velocissima visita al sotterraneo, nella fattispecie alla zona popolata dai non morti. Ormai pratici dei luoghi, i quattro scendono, esplorano qualche area non ancora ispezionata ma dietro insistenza di Piso si tengono saggiamente lontani dai guai e dai combattimenti: li aspetta una gita notturna al Tempio del Cavaliere, e vogliono essere in perfetta forma per l’occasione! Il resto della giornata trascorre tranquilla, anche se, girovagando per le calli cittadine, Orlando e Dante (il suo fastidiosissimo cane), nel passare sotto la finestra di un palazzo, si ritrovano in una bizzarra nube di strane spore. Il quadrupede non ne pare troppo infastidito, ma Orlando reagisce in modo inatteso, e da quel momento urla come un ossesso ogni volta che qualcuno lo tocca. Il che non manca di suscitare grande divertimento nel resto del gruppo.

Due ore dopo il tramonto si parte per il Tempio del Cavaliere. L’escursione ha luogo senza incidenti, e Mastro Memmo recupera anche una fiala di quell’acqua miracolosa già desiderata qualche giorno prima dal maestro dello sfortunato Girolamo, l’apprendista alchimista. La tomba di marmo reca una scritta in capitolino, che nessuno del gruppo sa leggere, ma che l’incantatore è invece in grado di capire: “La Luce abbia misericordia di te e di coloro che tanto passo intrapresero”, recita l’iscrizione. Mastro Memmo si chiede se quello non possa essere il sepolcro di Bonifazio Foscari, il Doge misteriosamente scomparso diversi decenni or sono, ma decide di non volerne sapere nulla, e lascia al giudizio dei Nostri un eventuale contatto con la potente famiglia Foscari al fine di rivelare la sorprendente scoperta.
Il ritorno in città avviene un’oretta appena dopo la partenza, e i quattro non sanno escogitare modo migliore di trascorrere la serata che facendo una volta di più visita ai sotterranei. La stanza dello scontro con il “negromante” viene raggiunta speditamente, e qui ci si adopera con efficienza alla distruzione di quattro scheletri e del “negromante” stesso, tornato in vita (o quasi) ma chiaramente non proprio padrone delle sue facoltà mentali. Una volta terminato il repulisti, i Nostri penetrano in quella che con ogni evidenza era la camera dell’oscuro incantatore, dove trovano effetti personali di scarso valore ed un pesante forziere, che Piso scopre essere protetto da una trappola. La sessione si chiude qui, mentre i personaggi s’interrogano sul da farsi e cominciano a formulare qualche piano per l’avvenire. Romualdo, come previsto, passerà alla carriera di apprendista stregone (non appena avrà accumulato esperienza sufficiente), Piso medita di intraprendere la via del ricettatore e Goffredo cambierà vita offrendo i suoi servigi di guardia del corpo a chi ne farà richiesta (magari Piso stesso).
Ma il futuro è pieno d’incognite, e bisogna sempre aspettarsi l’inaspettato! 

Il cimitero di Vindizia

† Girolamo, un apprendista alchimista, barbaramente ucciso da un grosso ratto nelle cripte del tempio del Cavaliere. 30 dicembre 1545.
† Sigismondo da Vendrona, uno scudiero, vilmente ucciso e quindi divorato da un grosso ratto nelle cripte del tempio del Cavaliere, mentre lottava per proteggere i compagni indifesi. 30 dicembre 1545.
† Tebaldo, un imitatore, anch’egli ucciso da un grosso ratto nelle solite cripte, ma felice di avere imitato Sigismondo fin nella tomba. 30 dicembre 1545.

4 commenti:

  1. Vindizia è molto più "viva" sotto che in superficie !!

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    1. E' solo perché non hai ancora visto il Canal Maggiore all'ora di punta...

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  2. Mi preme sottolineare che "tombarolo" è restrittivo per descrivere chi in realtà è un "eroe"!
    :P

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  3. Ma che figata questa cronaca! Mi è venuta un mucchio di voglia di recuperare Martelli da Guerra.
    Continua a tenerci aggiornati, mi raccomando. ;)

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